Le grotte sono uno degli ambienti
naturali meno conosciuti della nostra Provincia e pochi sanno dell'esistenza
di complessi carsici nei calcari dell'Alta Valtellina.
L'Adda nasce nel cuore di un complesso
di montagne calcaree e nel primo tratto del suo percorso in queste rocce
ha scavato un canyon grande e profondo con numerose marmitte, che formano
pozze di acqua cristallina. Su una parete di questo canyon: il canyon di
Fraele, si aprono alcune grotte : le grotte di Bocche d'Adda.
Prima che l'acqua della grotta
bassa di Bocche d'Adda venisse captata per alimentare l'acquedotto del
Comune di Bormio magnifico doveva essere lo spettacolo della cascata d'acqua
erompente dalla roccia a strapiombo sopra il corso dell'Adda.
Così viene descritta nella
"Guida alla Valtellina ed alle sue acque minerali" edita nel 1884 :
La sorgente ha una notevole portata, che nei mesi di magra invernale è di circa 100 litri al secondo, ma è di molto superiore nei mesi del disgelo.
L'acquedotto di Bormio è in gran parte alimentato da questa sorgente.
Questo non è certo l'unico esempio di captazione di una sorgente carsica per l'uso umano, infatti queste acque costituiscono una preziosa ed indispensabile riserva per numerose popolazioni. Sono però acque fragili da un punto di vista ambientale perché facilmente risentono di eventuali fonti di inquinamento anche modesto ed anche, a volte, se queste fonti sono molto distanti dalla sorgente.
Bisogna, a questo punto, dare un
po' d'informazioni sui meccanismi in forza dei quali hanno origine le grotte.
Abbiamo parlato di sorgenti carsiche perché è l'acqua l'artefice
principale.
Le grotte hanno origine nella maggioranza
dei casi in formazioni di rocce calcaree; questo per i particolari processi,
che l'acqua nella quale sia disciolta un poco di anidride carbonica è
in grado di innescare a contatto del carbonato di calcio, che è
il principale costituente di queste rocce.
L'acqua piovana, di scioglimento
delle nevi o dei torrenti montani sono relativamente ricche di anidride
carbonica ed infiltrandosi nelle fratture delle rocce carbonatiche ne sciolgono
un poco allargando impercettibilmente la fessura.
Altri e successivi fenomeni fisico
chimici rendono più complesso il meccanismo di formazione qui descritto.
La misura secondo la quale rapportiamo il tempo nella scala della vita
umana non è che un attimo nella scala della vita del pianeta e nel
corso di innumerevoli anni si sono potute formare, una goccia dopo l'altra,
incredibili montagne alla rovescia.
Una volta che la goccia d'acqua
abbia abbandonato l'aria e la luce per scendere dentro la montagna comincia
per lei un lungo viaggio che la condurrà in luoghi lontani anche
diversi chilometri prima di tornare alla luce. E' un lungo interminabile
lavorio alla ricerca di sempre nuove strade; le strade che vengono abbandonate
dall'acqua sono le grotte fossili.
Alta sulla parete sopra la grotta bassa di Bocche d'Adda si apre la grande apertura della grotta alta: è la parte fossile del complesso carsico. A mano a mano che l'erosione glaciale e fluviale ha approfondito la valle anche l'acqua è scesa più in basso.
In questa grotta non sono mancati momenti e sensazioni destinati a restare nella memoria : la contemplazione dei delicati arabeschi delle stalattiti, il superamento del laghetto sifone battezzato della Speranza, il tentativo di salita del Duomo, la Pancia della Balena : un tratto di galleria che alla nostra fantasia ha suggerito la similitudine della carcassa di un cetaceo.
Si è accennato alle stalattiti, il loro meccanismo chimico di formazione è simile ma opposto a quello di formazione della grotta. Le gocce d'acqua percorrendo minuscole fratture della roccia si arricchiscono sempre di più di carbonato di calcio (modificato in bicarbonato di calcio per azione dell'anidride carbonica) fino a saturazione, quando giungono in nuovi ambienti con pressioni e temperature diverse possono diventare sovrassature e perciò tornare in equilibrio cedendo il carbonato di calcio in sovrappiù.
Molti conoscono la stalattite che pende dalla volta e la stalagmite formata sul pavimento dalla goccia che cade, non sono molti a conoscere anche le altre svariate forme che le concrezioni possono assumere. La grotta di Bocche d'Adda non è ricchissima di concrezioni, però, possiede alcune stalattiti di notevole interesse e bellezza, esse hanno un nome curioso: sono le eccentriche.
Con questo nome si indicano quelle
stalattiti che per geminazione di cristalli di calcite, per capillarità
o per azione di deboli correnti d'aria abbandonano la perpendicolare per
assumere direzioni diverse sino a disegnare complicati viluppi di forme.
Un tempo queste forme complicate
venivano spiegate attribuendo loro un origine organica ora si ricorre a
complicate spiegazioni scientifiche; se queste stalattiti non hanno nulla
di organico, tuttavia le grotte non sono prive di vita.
In questi particolari ambienti, in questi biotopi (da bios vita e topos luogo) trovano rifugio numerosi piccoli esseri con meravigliosi adattamenti. Uno di essi ha eletto la grotta di Bocche d'Adda a sua dimora invernale.
E' una piccola colonia di pipistrelli
a passarvi i mesi dell'inverno. La temperatura è pressoché
costante e, nei periodi freddi, maggiore di quella esterna, il contrario
avviene nei mesi caldi, mentre l'oscurità non esiste per questi
piccoli mammiferi alati grazie ad un perfezionatissimo sonar naturale con
il quale si orientano e si procurano gli insetti di cui si nutrono.
L'immaginazione popolare ha attribuito
loro sinistri simboli, forse per paura di ciò che non si comprende,
ma al di là del fatto fantastico o dell'estetica antropocentrica,
non si può che restare ammirati per le doti con le quali questo
piccolo animaletto, perfettamente inoffensivo, si è ritagliato una
nicchia nella natura. Perciò non ci resta che una conclusione: come
sono belli i pipistrelli! L'habitat delle grotte è molto particolare,
è caratterizzato da assenza di luce, temperatura costante, umidità
elevata.
Per adattarsi a queste situazioni
limite alcuni organismi si sono evoluti in modo da diventare estremamente
specializzati fino a non poter vivere in nessun altro ambiente, infatti
hanno subito delle modificazioni strutturali adattative quali, ad esempio,
l'atrofia degli organi della vista, poiché al buio gli occhi sono
un lusso inutile, la depigmentazione dei tegumenti, poiché non devono
più proteggere il corpo dai raggi solari, lo sviluppo di altri organi
sensoriali come le setole tattili per compensare la funzione di altri organi
divenuti inutili.
Le grotte dell'Alta Valtellina sono
isolate da altri massicci calcarei e per questo è possibile che
abbiano dato origine a loro particolari specie, è perciò
auspicabile una ricerca ed uno studio in proposito.
Bocche d'Adda rappresenta l'uscita
delle acque, vi è, però, per entrare in una grotta un altro
lato ed è quello dove l'acqua comincia il suo viaggio all'interno
delle montagne.
Le montagne calcaree dell'Alta
Valtellina raggiungono quote elevate ed infatti su di esse si trovano quelle
che sono probabilmente le grotte italiane situate a maggiore quota: poco
meno di tremila metri (oltre i ghiacciai ne nascondono la presenza).
Il potenziale, cioè il massimo
dislivello tra le zone di assorbimento e le sorgenti, è quindi notevole
e ampiamente superiore ai mille metri. C'è la speranza di riuscire
a trovare ed esplorare grandiosi sistemi carsici anche se numerosi ostacoli
si frappongono a tale speranza come le grandi morene che occultano le grotte
o l'eccessiva fratturazione della roccia.
La località dove maggiori
sono le possibilità di riuscita si trova sopra il Passo dello Stelvio:
è il Piano delle Platigliole. Si tratta di un pianoro carsico cioè
di un piccolo altopiano modellato dall'azione del carsismo. E' un susseguirsi
di dossi e doline, le doline sono delle depressioni generalmente a forma
di scodella modellatesi in seguito all'azione corrosiva dell'acqua o al
crollo del soffitto di sottostanti ambienti sotterranei.
Alle Platigliole sono presenti
numerose grotte per lo più di modeste dimensioni salvo tre di esse
che raggiungono dimensioni rispettabili. Una loro caratteristica è
la presenza di grandi depositi glaciali tanto da poter parlare di piccoli
ghiacciai sotterranei.
Per accedervi è necessaria
l'attrezzatura speleologica costituita da corde, discensori per la discesa
e autobloccanti per la risalita lungo di esse e naturalmente un impianto
di illuminazione, ma è anche necessaria un'attrezzatura alpinistica
con picozza e ramponi.
Resta da definire il percorso sotterraneo
delle acque, i collegamenti tra le zone dove l'acqua viene assorbita come
il Piano delle Platigliole o l'altopiano di Pedenolo e le diverse sorgenti
di Bocche d'Adda, del Fontanone, delle Tre Fontane e altre ancora.
Per accertare dove l'acqua torna
alla luce si dovrebbero immettere dei particolari traccianti chimici nelle
acque che vengono assorbite così da verificarne, successivamente,
la presenza o meno nelle acque delle sorgenti.
La speleologia si situa a mezza strada tra la scienza e lo sport con predominanza dell'una o dell'altro secondo gli interessi individuali. Non c'è comunque bisogno di essere scienziati o atleti per praticare la speleologia e porsi delle domande sulle vicende attraverso le quali si sono formate le nostre montagne e le grotte al loro interno.
Una raccomandazione (forse superflua) : le concrezioni delle grotte possono essere molte belle, ma hanno impiegato millenni per formarsi e sarebbe stupido romperle perchè prendano polvere come soprammobile o in una vetrinetta. Sono molto più belle nel loro ambiente ed, inoltre, anche coloro che ci seguiranno potranno ammirarle.
Lo scopo di queste pagine non è quello di fare un manuale di speleologia, ma di far conoscere un aspetto poco conosciuto dell'Alta Valtellina e di stimolare la curiosità degli interessati all'argomento. Per chi desidera approfondire ad ogni immagine è associato un link ed esistono numerosi testi: vedi la pagina bibliografia .
Informazioni e notizie potranno essere richiesti a ivoferr@mbox.valtline.it
Autore web, testi e fotografie Ivo Ferrari